Una giovane interprete a Salisburgo
La voglia di espatriare, di percorrere strade sconosciute, confrontarsi con altre culture, diventa un desiderio e pure necessità, per un numero sempre più elevato di giovani. Per chi poi ama le lingue tanto da volerne fare una professione, nasce la profonda esigenza di acquisire un bagaglio di conoscenze e padronanza della lingua stessa che, probabilmente solo sul territorio autoctono si riesce a conseguire.
A volte si hanno le idee perfettamente chiare fin dall’inizio, altre si passa per strade più tortuose e indefinite, ma i giovani in partenza dalle città italiane, sono oramai un dato di fatto pesante e non più trascurabile.
Ciao Giulia raccontaci qualcosa di te…
Mi chiamo Giulia, ho 24 anni e vengo da Grezzano, un paesino di campagna nella provincia di Firenze. Mi sono laureata alla Scuola Superiore per Mediatori Linguistici “Carlo Bo”, indirizzo traduzione e interpretariato, e dopo la triennale ho proseguito con un Master in lingua tedesca all´Università Cattolica di Milano. Le lingue straniere, e il tedesco in particolar modo, sono sempre stati la mia più grande passione. Coltivo altri interessi, naturalmente. Mi piace scrivere, pratico equitazione da diversi anni, amo passeggiare all´aria aperta, sono appassionata di cinema, viaggi e lettura.
In quale luogo volevi espatriare e soprattutto perché lo avevi scelto?
Ho sempre sognato di fare un’esperienza di studio e/o lavoro all´estero, e sono sempre stata convinta che una lingua s´impara davvero bene soltanto usandola quotidianamente, osservando i madrelingua e imparando da loro. Francamente volevo espatriare in Germania, puntavo a Monaco di Baviera, una città che mi è sempre piaciuta molto, ricca di opportunità e non troppo lontana dal confine con l´Italia. A ottobre dello scorso anno, verso la fine del tirocinio nell´ufficio acquisti di BMW Italia, avevo deciso di inviare la mia candidatura presso la sede centrale di BMW, a Monaco, sperando mi fosse proposta una posizione più attinente al mio percorso di studi, quindi presso l´ufficio stampa e relazioni istituzionali. Poi un giorno, davanti a un caffè, una (ormai ex) collega mi raccontò della sua esperienza nella filiale di Salisburgo. Incuriosita, le chiesi di inviarmi il link del sito web ufficiale. Una rapida occhiata mi bastò per notare delle posizioni interessanti, e così pensai: “perché non provare a inviare il mio curriculum? Non ci avevo mai pensato a trasferirmi in Austria, ma perché no? In Austria si parla tedesco, avrei comunque la possibilità di praticare la lingua.” I colleghi cercarono di aiutarmi mettendomi in contatto con alcune ex colleghe italiane espatriate. Una di loro (il mio attuale capo) cercava una figura come la mia, che conoscesse la lingua e il mondo BMW, e mi offrì un posto da stagista nel settore Corporate Sales. All´inizio l´idea di lavorare all´ufficio vendite non mi allettava molto, e non ero affatto sicura di accettare. Un impiego del genere non era proprio nelle mie corde: ho studiato lingue per tradurre, comunicare, non per elaborare analisi e tabelle. Eppure, mi dissi, sempre meglio un rimorso che un rimpianto, tentar non nuoce. E cosi ho accettato e sono partita.
In cosa consiste il tuo lavoro?
Come Corporate Sales Assistant, il mio compito è quello di elaborare analisi e report sui dati di vendita. Sarebbe comunque riduttivo descrivere il mio lavoro in questi termini: alla sede austriaca di BMW fanno capo otto mercati dell´Europa centrale e orientale, e poiché i contatti e gli incontri sono frequenti, anche i miei compiti sono spesso diversi, e vanno dalla corrispondenza con i cosiddetti “Local Office” (gli uffici locali, presenti nei singoli mercati), all´organizzazione di meeting, all´elaborazione di presentazioni e di altri tipi di file.
Qual è stato il tuo primo impatto con questa nuova realtà?
Fin dal primo giorno ho notato grosse differenze, soprattutto a livello professionale. C’è un grande rispetto per il dipendente, l’orario di lavoro non deve superare le dieci ore giornaliere, e non è permesso trattenersi oltre le otto di sera. Una bella differenza rispetto a Milano, dove molti colleghi rimangono in ufficio fino a notte fonda! In Austria no, il lavoro è importante, ma lo è anche la salute del lavoratore. Nei dipendenti è riposta maggiore fiducia, siamo noi che compiliamo il nostro “Leistungsbericht” (registro delle presenze), segnando quotidianamente l’orario di ingresso e di uscita dal posto di lavoro, i giorni di malattia, le ferie. In Italia non sarebbe possibile, sicuramente qualcuno finirebbe con l’approfittarsi di tutta questa libertà. Ho colto differenze anche a livello di responsabilità ed etica del lavoro, infatti, come tirocinante, ho uno stipendio adeguato (guadagno il doppio di quello che prendevo a Milano, nella stessa azienda, con lo stesso inquadramento), e ho diritto a tutti i vantaggi di cui hanno diritto i normali dipendenti (mensa, sconti, bonus, eccetera). Sento di essere trattata finalmente in maniera dignitosa, e non come semplice capitale umano da sfruttare.
Per quanto riguarda i rapporti interpersonali sul posto di lavoro, devo ammettere che conoscere la lingua mi ha messo in una posizione di netto vantaggio rispetto a tanti altri colleghi che il tedesco non lo sanno, ma credo che nessuno si sia mai sentito discriminato o emarginato. Conoscere meglio i colleghi mi ha anche permesso di sfatare molti miti sull’austriaco medio. Gli austriaci non sono burberi e introversi come me li avevano dipinti, anzi, sono amichevoli e disponibili. Bisogna sapersi adeguare e soprattutto rispettare differenti usi e costumi, ma se si possiede una mentalità aperta e un certo spirito di adattamento, è quasi impossibile trovarsi male. Ho sempre avuto sostegno da parte dei colleghi, e non ho avuto difficoltà a farmi nuovi amici.
Come “vivi” i tuoi 24 anni così lontano da amici e parenti?
La distanza non mi pesa, almeno per ora. Forse perché l´Austria non e poi così lontana dall´Italia, e i miei genitori sono venuti più volte a trovarmi, e cosi hanno fatto anche gli amici. Anch’io potrei tornare più spesso in Italia, ma cerco di non farlo perché credo che rimanere mi aiuti ad abituarmi a vivere qui, e inoltre cosi facendo riesco a coltivare nuove amicizie e a sfruttare al massimo il tempo libero. Sognavo da parecchio questa esperienza, quindi adesso non posso che esserne contenta. Credo tuttavia che per me sia più facile convivere con questa situazione perché so che si tratta di un´esperienza “a termine”: non sono costretta a rimanere per sempre, se non me la sento o non ne ho voglia. Sono ancora giovane, potrei cercare lavoro altrove, volendo… ma per adesso mi trovo bene qua, e credo resterò ancora per un po´.
Quali sono le difficoltà che hai incontrato o stai incontrando in questa tua nuova esperienza?
Nonostante i miei studi, la lingua e il dialetto hanno rappresentato uno scoglio notevole, non è stato facile abituare l’orecchio al marcato accento austriaco, e tuttora mi trovo in difficoltà, ma credo che col tempo riuscirò a comprendere anche queste sfumature dialettali. Frequento spesso ragazzi e ragazze austriaci, e, aldilà delle difficoltà di espressione, non mi sono mai sentita fuori posto. Credo che gli austriaci non siano chiusi nei confronti della nostra cultura, anzi, molti hanno studiato italiano a scuola e apprezzano la cucina e le bellezze paesaggistiche del nostro paese.
C’è qualcosa che non ti piace dell’Austria?
Note negative? Come tanti, non tollero che si fumi nei locali, e devo ammettere che la vita notturna salisburghese non è proprio il massimo, ma si possono benissimo trovare alternative ai soliti locali.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Bella domanda! Cerco di non fare troppi progetti a lungo termine, per adesso voglio terminare lo stage e magari prolungare il mio soggiorno a Salisburgo, conoscere meglio la città e i dintorni, farmi nuovi amici. Vorrei trovare un lavoro più in linea con i miei interessi e le mie competenze, ma ancora non ho ben chiaro quello che voglio fare “da grande”. Quello che so è che questa esperienza mi sta aiutando a crescere e a formare il mio carattere, sto imparando a conoscermi e a credere di più in me stessa, e non è poco.
Consiglierei di non avere paura e di buttarsi. Prima della partenza, suggerirei di reperire più´ informazioni possibile (magari proprio su Scappiamo.net), e di non esitare a fare domande nei vari gruppi (ce ne sono diversi sui vari social network), si trovano sempre persone pronte ad aiutare e dare consigli utili, e a volte (e´ stato il mio caso) e´ proprio da lì che nascono delle nuove amicizie. Bisogna partire con spirito di adattamento e con la mente aperta, ricordandosi sempre che “paese che vai, usanza che trovi”.
In bocca al lupo a tutti gli Scappini!