Published On: dom, Mar 1st, 2015

Dall’Austria la prima mano bionica che si controlla con il pensiero

Primo intervento al mondo su tre pazienti che avevano perso l’uso dopo un incidente

Arriva dall’Austria la prima mano bionica controllata direttamente dalla mente di chi la usa. Tre austriaci che avevano perso l’uso della mano dopo un incidente, possono ora tornare a compiere gesti per tutti molto comuni come sbottonarsi, prendere degli oggetti o versare dell’acqua. Questo grazie a una protesi robotica meccanica ed elettronica che usa dei sensori che rispondono agli impulsi elettrici dei muscoli. Il primo intervento al mondo di ‘ricostruzione bionica’ è stato portato a termine dal professor Oskar Aszmann della Medical University di Vienna, in collaborazione con lo University Medical Center di Gottinga in Germania ed è illustrato sulla rivista Lancet.

L’operazione ha combinato un trapianto di nervi e muscoli, amputazioni e riabilitazione all’uso della protesi robotica. Il trattamento è consistito in due distinte fasi: dapprima dei sensori hanno identificato e captato i segnali elettromiografici residui utili per poter controllare il dispositivo; in un secondo momento, all’amputazione della mano è seguito l’impianto della protesi. Prima dell’amputazione, i pazienti hanno partecipato a uno specifico programma di ‘riabilitazione mentale’: in circa nove mesi hanno imparato ad attivare i muscoli, a potenziare questi segnali e a controllare con la mente una mano virtuale. Dopo di che hanno fatto pratica usando una mano ibrida, cioè una protesi attaccata alla loro mano non più funzionante. A seguito dell’intervento, ogni paziente, grazie al programma di riabilitazione, ha potuto prendere dimestichezza con la protesi robotica.

I tre soggetti avevano subito delle lesioni al plesso brachiale, un fascio di nervi che nasce dal midollo spinale nella parte inferiore del collo, preposto all’innervazione sensitiva e motoria del braccio, che controlla i muscoli della spalla, del braccio, del gomito, del polso, della mano e delle dita. “I danni al plesso brachiale rappresentano una profonda amputazione perché separano in modo irreversibile la mano dal controllo neuronale”, spiega il professor Aszmann. L’autore dell’intervento sottolinea l’aspetto innovativo dell’operazione: «Le tecniche chirurgiche esistenti sono inefficaci. Noi siamo riusciti a creare nuovi segnali neuronali con il trapianto di nervi, segnali poi decodificati e trasferiti nelle funzioni del dispositivo».

mano bionica

Fonte immagine: emergeilfuturo.it

Fonte: salute24.ilsole24ore.com

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