Published On: sab, Ott 15th, 2016

La storia del pianista in mezzo alle montagne

Ti puoi presentare per quelli che non ti conoscono?

Mi chiamo Fausto Quintabà, sono siciliano, di Palermo per l’esattezza, faccio il musicista e vivo in Austria da 13 anni, di cui 8 ad Innsbruck. Ho studiato a Palermo pianoforte, dove mi sono diplomato da privatista e dopo una parentesi di una laurea in ingegneria elettronica delle telecomunicazioni, ho completato i miei studi al Mozarteum di Salisburgo, celebre università per la musica. La parentesi di ingegneria, è stata un’esperienza importantissima, lo avrebbero voluto i miei, ma l’ho voluto soprattutto io. L’ho fatta con passione e sono riuscito nel frattempo ad ottenere una borsa di studio, che mi ha permesso di concludere la laurea e fare un’esperienza aziendale, nell’allora gestore di telefonia mobile BLU. Finita la laurea, servizio civile, finalmente Mozarteum.
Un sogno per uno che viene dall’Italia, grandi strutture, grandi competizione con i colleghi, livello altissimo, concerti costantemente. Per strada a Salisburgo si incontrano la Anna Netrebko, Maurizio Pollini, Riccardo Muti, tutti miti di cui si sogna da piccoli.

Ci fai una piccola introduzione per chi non conosce questa università e ci spieghi come funziona? Esami, frequenza, tipi di corsi ecc…

Il Mozarteum è un’Università della musica, un termine al quale noi italiani non siamo abituati.
Ci sono lezioni individuali di strumento principale, quindi nel mio caso di pianoforte, così come una serie di materie complementari come musica da camera, coro, direzione d’orchestra, eventualmente un secondo strumento, armonia, contrappunto, solfeggio, storia della musica e tante altre a scelta.
Durante gli studi ci sono tante possibilità di esibirsi, nei cosiddetti saggi, chiamati più propriamente Klassenabend, in cui ogni allievo si esibisce con uno o più brani ai quali si lavora durante le lezioni. Nel frattempo si possono stringere, durante gli studi, amicizie e collaborazioni con tanti studenti di altre classi, per i quali la musica da camera (v. musica di insieme) diventa una missione, così come un divertimento. Legami che spesso possono accompagnare tutta la vita professionale.

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Quali strumenti suoni, hai imparato da solo o ad una scuola?

Suono solo il pianoforte. Ho imparato privatamente, cominciando a circa 6 anni, prendendo lezioni private da un’amica di mia madre, per poi continuare con un vero Maestro. Ho cominciato su classica pianola bontempi (che credo di avere ancora), costata centomilalire e regalatami da un’anziana zia. Non molto più tardi abbiamo affittato un pianoforte verticale.

Come è nata la passione per la musica? Quando ti sei reso conto che era quello che volevi fare?

La passione per la musica si manifesta prima o poi, ero un bambino pigro, ma testardo. Questa dualità mi ha accompagnato sempre. Non mi è mai piaciuto studiare ore ed ore, ma purtroppo è stato necessario. Diciamo che ho cominciato a pensare che sarebbe stato bello fare il musicista, intorno ai 16 anni, quando confrontandomi con i miei coetanei, riuscivo ad esprimermi al meglio, soprattutto con la musica.

Come ha cambiato la musica la tua vita? Hai dovuto fare sacrifici?

La musica, così come ogni attività artistica, ma anche sportiva, dà una disciplina e richiede una costanza diversa rispetto all’impegno scolastico standard. Più si va avanti, più si ha voglia di migliorare. Per ogni bambino o adolescente è sicuramente uno stimolo ad identificarsi in qualcosa. E io riuscivo ad identificarmi nella scuola, con gli amici, ma anche e soprattutto attraverso la musica.

Cosa ti ha spinto ad andare a Salisburgo e poi a Innsbruck? Eri già stato?

Salisburgo è stato un caso. Ero stato invitato a seguire una masterclass di due settimane nel 1998 da un maestro argentino, al quale sono rimasto molto legato. E poi mi ci sono ritrovato dopo qualche anno, sempre per caso. Quello che sarebbe stato il mio maestro al Mozarteum, l’ho incontrato, quasi braccato a Palermo, pregandolo di ascoltarmi per darmi un parere. Lui con molta cortesia, nonostante pieno di mille impegni, mi ha dato un’opportunità. Ha creduto in me. Dopo qualche mese ho sostenuto l’esame di ammissione, concorrendo contro molti altri giovani ed agguerriti pianisti. È andata bene, ero felicissimo, in qualche modo ce l’avevo fatta. Anche se questo ne era solo l’inizio. Ed ogni volta è solo l’inizio. Anche per i musicisti di musica classica esistono le storiche esibizioni, come un Woodstock, o un Live at Wembley. Ma così come tutti gli artisti, fatta un’opera, fatto un evento, anche di grande portata, bisogna guardare avanti. La musica è di passaggio. Il concerto dal vivo va vissuto, le registrazioni rimangono, ma un artista deve rimanere produttivo, bisogna studiare tanto, ci sono mille opportunità, un repertorio sterminato (soprattutto per il pianoforte) ed è una ricerca continua.
Innsbruck è arrivata dopo qualche anno. Finiti gli studi ho insegnato per 2 anni a Salisburgo e poi si è liberato un posto ad Innsbruck in Conservatorio, che dopo una selezione, sono riuscito a vincere.
Ad ottobre il mio cuore mi ha riportato a Salisburgo. Ho ottenuto delle ore d’insegnamento al Mozarteum e faccio il pendolare tra Innsbruck e Salisburgo.

Tu che hai provato entrambe i Mozarteum di Innsbruck e Salisburgo, quali differenze ci sono?

Il Mozarteum di Innsbruck è una dependance di Salisburgo. A Innsbruck viene rilasciato solo il Bachelor in IGP, cioè vengono formati insegnanti. Mentre a Salisburgo c’è anche il corso di Konzertfach, cioè per tutti quelli che ambiscono a fare i solisti. Sicuramente, dal punto di vista di didattico, al momento per me è più interessante e stimolante lavorare a Salisburgo. Ma ad Innsbruck c’è il mio cuore, tanti amici, di cui molti musicisti, soprattutto italiani… Per citarne alcuni… Daniele Muleri (Docente in Conservatorio e fagottista in orchestra), Lito Fontana (Docente di trombone e trombonista di fame mondiale), Francesco Angelico (Chef dirigent del Landestheater)

Hai dei progetti futuri di fermarti a vivere in Austria?

L’Austria è una bellissima realtà per i musicisti. Ci sono tante orchestre, ci sono strutture molto generose per la formazione, ci sono tante occasioni per fare, ma anche ascoltare straordinari concerti. Ma soprattutto c’è il rispetto per la professione del musicista. Non erano tanti gli amici di Palermo che credevano nel mio futuro musicale. L’immagine di me con zaino in spalla, che saluto i miei amici dicendo… Io ci provo… ce l’ho ancora davanti agli occhi. E sentire i miei amici che oggi ascoltano i miei dischi e mi dicono: Figo, non ci ho capito molto, però mi hai fatto emozionare… mi emoziona ancor di più

Hai dei consigli per chi vuole iscriversi al Mozarteum e in generale per gli amanti della musica che vogliono venire in Austria a studiare?

Proprio al Mozarteum ci sono tantissimi italiani, molti siciliani. Ormai le distanze sono abbattute, ci sono tanti aerei, c’è internet, è possibile verificare cosa si sta andando a fare ancora prima di partire. Eppure per molti è così distante. Ho conosciuto tanti colleghi, anche più bravi di me, rimasti in Sicilia con l’illusione di essere i migliori. E lo erano veramente, ma non hanno mai avuto il coraggio di farsi un viaggio della salute, come lo chiamo io. Ma per sprovincializzarsi occorre fare la valigia, andare a confrontarsi lì dove ci sono veramente i migliori e ritagliarsi il proprio spazio.
Bisogna ambire al meglio… Il meglio lo si raggiunge quando si studia con sacrificio e si raggiungono dei risultati. Non tutti devono diventare dei grandi solisti internazionali, è importante che si raggiunga una dimensione in cui si ottiene la bellezza artistica, qualunque essa sia. Studiate giovani… ci sono tanti treni… provateli tutti!!!

Se volete ascoltarlo: www.youtube.com/watch?v=7IZxrvSFvEs
O se volete seguirlo: www.faustoquintaba.com

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